Extranotizie Lodgify: codice CIN in fase di test e le ultime novità

Tempo da notizie sotto l’ombrellone! Con l’inizio della stagione estiva, le temperature non sono le uniche ad essere calde: anche le novità nel settore degli affitti brevi sono piene di sorprese, sia buone che cattive, a te la scelta!

Extranotizie è la nostra rubrica mensile che raccoglie tutti gli aggiornamenti più importanti sul settore degli affitti brevi in Italia e nel mondo. In primo piano questo mese: la fase sperimentale del codice CIN, il possibile divieto degli affitti brevi a Barcellona nei prossimi anni, l’aumento della domanda in Europa e le tensioni tra gli albergatori e Airbnb in Francia, proprio durante le Olimpiadi.

Codice CIN in partenza in diverse regioni italiane

Dopo lunghe attese e tanto vociferare, il Ministero del Turismo ha dato il via alla fase sperimentale del Codice Identificativo Nazionale (CIN) in diverse regioni italiane. La prima regione a dare il via è stata la Puglia il 3 giugno, seguita da Abruzzo, Veneto e Calabria.

Abbiamo aggiornato la nostra guida su come ottenere il CIN e come andrà a sostituire tutti i codici regionali come CIR o CIS, che sono attualmente in uso. Difatti, i proprietari o gestori (in questo caso con delega del proprietario) indipendentemente dalla tipologia di struttura ricettiva che gestiscono, avranno l’obbligo di richiedere il codice CIN (Codice Identificativo Nazionale) che dovrà essere esposto insieme al precedente codice regionale già in possesso.

Bisogna ricordare che in questa fase di test, come riportano le FAQ ufficiali del Ministero pubblicate proprio qualche giorno fa, non è obbligatorio esporre il CIN e né si possono applicare eventuali sanzioni (solo nella fase di test!). 

Per molti professionisti del settore, questa nuova iniziativa è vista in modo positivo poiché si propone di aumentare la tracciabilità e il controllo nel settore degli affitti brevi e delle strutture ricettive in Italia. Questo non soltanto contribuirà a migliorare la gestione rendendola più efficace e trasparente, ma favorirà anche coloro che operano in modo serio e professionale, eliminando le pratiche illegali di affitti brevi.

Barcellona vieterà gli affitti turistici dal 2028

È forse quasi un addio agli affitti brevi a Barcellona? La capitale catalana ha infatti preso una decisione, alquanto drastica, di abolire tutte le licenze per gli affitti brevi entro i prossimi cinque anni, nella speranza di riportare sul mercato a lungo termine ben 10.000 proprietà e a contenere l’aumento dei costi degli affitti per chi in città ci vive e non è solamente di passaggio.

Con i suoi 1,65 milioni di abitanti e 12 milioni di visitatori annui, la città ha già provato in passato diverse misure per controllare il “fenomeno Airbnb”, come vietare l’affitto delle stanze singole, tuttavia senza successo. Il sindaco, Jaume Collboni, ha quindi optato per un divieto totale: la città eliminerà gradualmente gli attuali 10.000 affitti brevi di Barcellona e smetterà di rilasciare nuove licenze. 

Rimangono tuttavia degli interrogativi sull’attuazione di questa nuova legge e sulle possibili compensazioni per gli investitori e i professionisti del settore. La decisione solleva domande importanti riguardo alla crisi abitativa e alla saturazione urbana che stanno vivendo Barcellona e altre grandi città Europee. È questa la risposta giusta al problema? Solo il tempo potrà dirlo.

Impennata della domanda e dell’occupazione per gli affitti brevi in Europa

Se le città come Barcellona, Firenze, Venezia vogliono frenare la massificazione e cercare una soluzione alla crisi abitativa e al turismo di massa, dall’altro lato c’è la domanda in costante crescita.

L’impennata della domanda e dell’occupazione per gli affitti brevi in Europa è trainata dall’espansione di piattaforme online come Airbnb, Booking.com, Expedia e TripAdvisor. Secondo i dati rilasciati da AirDNA, il mercato europeo degli affitti brevi ha raggiunto nuovi record in quest’estate 2024 appena iniziata.

Secondo i dati di AirDNA, l’estate 2024 si sta rivelando un periodo di record per il settore degli affitti brevi in Europa con maggio che ha registrato una domanda di ben 40,4 milioni di notti. Ecco alcuni dettagli in più:

  • Gli annunci totali presenti sono aumentati del 16% su base annua e complessivamente sono ora superiori del 21,7% rispetto al 2019;
  • Le notti prenotate sono aumentate del 20,3% rispetto allo scorso anno 2023;
  • L’occupazione media in Europa ha raggiunto il 57%, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente e il tasso di occupazione più alto da agosto;
  • Le tariffe medie giornaliere (ADR) in tutto il continente europeo sono state in media di 166 euro.

Tuttavia, non tutti i Paesi europei hanno registrato la stessa ripresa dell’offerta. Nonostante l’alta domanda, alcuni paesi come Italia, Spagna e Portogallo hanno visto un aumento più contenuto degli annunci disponibili, con una crescita inferiore al 7% dopo la pandemia. Le normative stringenti e le decisioni regolamentari come quelle di Barcellona potrebbero continuare questo trend e limitare la crescita dell’offerta in questi mercati.

Tensione tra albergatori e Airbnb in Francia

Ventisei albergatori francesi hanno portato Airbnb in tribunale per “concorrenza sleale”, richiedendo un risarcimento di 9,2 milioni di euro. In particolare, l’accusa critica i costi elevati e le rigide normative a cui gli albergatori sono soggetti, come sicurezza, igiene, formazione del personale e certificazioni.

L’atto di citazione, depositato il 17 giugno 2024, coinvolge  delle strutture di Nizza, Strasburgo, Cannes, Sarlat, Mâcon, Deauville e Biarritz. Gli albergatori francesi accusano Airbnb di non aver rispettato i suoi obblighi, in particolare l’affissione dei numeri di registrazione obbligatori in alcune città, e di aver permesso la pubblicazione di annunci illegali.

Airbnb contesta queste accuse, affermando di rispettare le normative e di essere pronta a difendere i propri diritti. Il gruppo afferma inoltre di aver predisposto un campo specifico per il numero di registrazione, obbligatorio in 300 città francesi. Supportati dall’Union des métiers et des industries de l’hôtellerie (UMIH), gli albergatori presenteranno il loro caso il 6 settembre davanti al Tribunale commerciale di Lisieux.

Per oggi è tutto!

Ci vediamo il prossimo mese con le notizie di luglio. Nel frattempo, se non hai potuto partecipare al nostro webinar gratuito su marketing e posizionamento negli affitti brevi, puoi rivedere la registrazione qui.

E per celebrare e sostenere l’inclusività e la lotta ai diritti della comunità LGBT+, non perdere il nostro articolo su come rendere la tua struttura ricettiva LGBTQIA+ friendly. Troverai consigli preziosi di Matthieu Jost, co-fondatore e CEO della piattaforma di prenotazioni online Misterbnb.

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